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Prestiti a pensionati con pensione minima

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Introduzione

I prestiti a pensionati con pensione minima rappresentano una soluzione spesso problematica per chi necessita di un finanziamento ma gode del trattamento pensionistico minimo: per legge lo Stato ha stabilito nel 2017 che l’importo minimo per garantire ad un individuo una sufficiente garanzia di vivibilità nella vita quotidiana è di 501,89 euro al mese, pari a 6.524,57 euro l’anno.

Questo vuol dire che sono impossibili prestiti per pensionati con pensione minima? In realtà, come vedremo in dettaglio, esistono soluzioni alternative, e gran parte delle principali società finanziarie che operano nel mercato del credito italiano propongono soluzioni di finanziamento anche diversificate rispetto ai normali prestiti pensionati che si basano solitamente sulla cessione del quinto dell’assegno previdenziale. Invero da un punto di vista meramente teorico qualunque pensionato può richiedere un prestito, purché venga salvaguardata la soglia minima di 501,89 euro al mese dopo aver sottoscritto il piano di ammortamento per rimborsare l’importo ricevuto con gli interessi.

Qui di seguito offriamo le possibili soluzioni di prestito per pensionati con assegno minimo, precisando come di consueto che quanto riportato è indicativo per linee generali, ed è sempre consigliato rivolgersi ad un consulente oppure contattare direttamente la società finanziaria o l’istituto di credito che possa consigliare il miglior finanziamento per il proprio caso specifico, giacché le variabili in campo sono assai numerose ed è necessario valutare caso per caso.

Prestiti pensionati con pensione minima

La prima strada più ovvia per richiedere un prestito personale è recarsi presso un qualsiasi istituto bancario portando con sé la necessaria documentazione, ovvero carta d’identità, codice fiscale e cedolino della pensione che attesti la portata dell’assegno previdenziale. Prima di erogare il prestito,

la banca procederà alla verifica dei dati forniti dal richiedente, valutando la correttezza dei dati anagrafici e l’età massima del potenziale beneficiario alla scadenza del prestito. Inoltre verrà effettuata un’analisi circa l’affidabilità creditizia, ossia la capacità di rimborso del richiedente.

Tuttavia, può accadere che l’istituto di credito ritenga insufficiente il reddito della pensione minima per far fronte al finanziamento rispettando appunto il minimo necessario per la sopravvivenza del soggetto oltre il rimborso della rata del prestito, e in questo caso sarà costretta a negare il finanziamento.

Prestiti a pensionati con cessione del quinto

La procedura standard dei prestiti per i pensionati consiste in un piano di ammortamento effettuato attraverso la cessione del quinto dell’assegno previdenziale. I prestiti a pensionati con cessione del quinto

prevedono quindi che l’istituto di credito in cooperazione con l’ente pensionistico di riferimento ottenga il rimborso della rata mensile mediante una trattenuta diretta della pensione pari a un quinto dell’importo complessivo, ossia il 20 per cento del totale.

Un pensionato può richiedere un finanziamento attraverso la cessione del quinto usufruendo delle convenzioni stipulate dall’ente previdenziale con numerosi istituti finanziari presenti in Italia, rispettando la norma fissata dallo Stato attraverso una legge del 2010. Il prestito ha una durata che va da un minimo di un anno a un massimo di 120 mesi e prevede il rimborso della rata con un tasso di interesse fisso.Questo significa che un pensionato può cedere fino ad un quinto della propria pensione, ma l’assegno rimanente al netto della trattenuta deve essere pari all’importo della pensione minima, fissato nel 2017 a 501,89 euro al mese. Facciamo qualche esempio semplice per comprendere meglio il meccanismo di funzionamento: con una pensione netta di 750 euro, la quota massima cedibile è 150 euro, e si avrà una parte rimanente pari a 600 euro, cifra che è superiore alla soglia minima di sopravvivenza fissata dallo Stato, e dunque il finanziamento viene accettato da una società di credito. Al contrario, se si percepisce una pensione di 550 euro, con la trattenuta di un quinto pari a 110 euro si avrebbe una somma netta restante inferiore alla soglia minima di sopravvivenza, e in questo frangente una banca non può accettare un prestito per pensionati con cessione del quinto.

Prestito vitalizio bancario

Dunque il pensionato con pensione minima deve rinunciare al finanziamento? La cessione del quinto fortunatamente non è la sola strada, benché sia la più battuta dagli istituti di credito in quanto offre ampie e maggiori garanzie anche rispetto al rischio decesso del cliente, per erogare prestiti a pensionati con pensione minima. La rata mensile in questo caso dovrà essere “aggiustata” rispetto il minimo inderogabile ritenuto dallo Stato soglia minima di sopravvivenza: come fare? Ad esempio attuando il prestito vitalizio bancario, una forma di prestito che vede il soggetto richiedente offrire come garanzia la proprietà di un immobile senza rinunciarvi ad essa, e che rappresenta la soluzione ideale anche per i prestiti a pensionati con assegno sociale. Vediamo quali sono i passaggi che costituiscono l’iter per richiedere ed ottenere il prestito vitalizio bancario, offerta da un numero sempre più crescente di banche e società finanziarie.

Richiesta e documentazione prestito vitalizio bancario

Il primo passaggio, che si può valutare insieme a un consulente finanziario, consiste nel determinare un importo che soddisfi il proprio bisogno di liquidità, valutando se questa tipologia di finanziamento sia la soluzione idonea per i propri bisogni o non sia meglio cercare ulteriori strade alternative, come ad esempio la vendita della nuda proprietà. Generalmente con il prestito vitalizio bancario viene finanziato un importo che arriva al 50 per cento del valore dell’immobile, seguendo questo criterio di progressività:

Fino a 60 anniFino a 70 anniFino a 80 anniFino a 90 anni
10% valore immobile20% valore immobile40% valore immobile50% valore immobile

Dopo aver individuato il potenziale istituto di credito che maggiormente soddisfa le nostre esigenze, valutando sia il tasso di interesse applicato quanto l’imposta sostitutiva, che è pari allo 0,25 per cento dell’importo nel caso delle banche e di immobile prima casa, ma può arrivare al 2 per cento nel caso di finanziarie o seconde case, si può inviare la propria richiesta di finanziamento allegando la seguente documentazione:

  • Copia documento identità
  • Codice fiscale
  • Stato di famiglia
  • Certificato contestuale
  • Perizia immobile
  • Relazione Notarile Preliminare o Atto di Provenienza
È possibile che l’istituto di credito possa richiedere ulteriore documentazione aggiuntiva che varia singolarmente a seconda del caso, ma questi sono i certificati standard da esibire in sede di presentazione della domanda.

Prestito vitalizio, iter di valutazione

La seconda fase del procedimento che porta all’eventuale approvazione passa necessariamente per l’attento vaglio della richiesta da parte della banca o società finanziaria, che inizia con un parere di fattibilità in via preliminare. Una eventuale accettazione o un rifiuto in questa prima fase non comporta necessariamente una decisione definitiva, poiché da un lato l’assenso andrebbe in ogni caso confermato nei successivi passaggi, mentre il rifiuto potrebbe essere dettato unicamente dall’importo che la banca potrebbe giudicare troppo elevato. Dunque non c’è bisogno di allarmarsi in caso di un diniego in questa fase, basta abbassare la richiesta dell’importo: il vero banco di prova è invero la perizia immobiliare che l’istituto di credito ordina ad un proprio tecnico di fiducia allo scopo di ottenere una stima del valore e dello stato di conservazione dell’immobile, e i cui costi solitamente sono a carico del richiedente, costi che vengono finanziati come parte della somma richiesta.

Una volta superata questa fase valutativa, si può passare alla revisione del contratto tra la banca e il richiedente, contratto che ricordiamo è atto pubblico e come tale va firmato obbligatoriamente davanti ad un notaio. Si consiglia fermamente di richiederne una copia alla banca qualche giorno prima della stipulazione, in modo da poterlo leggere ed analizzare con attenzione, ed eventualmente chiedere un parere legale prima di apporre quella firma che di fatto certifica l’iscrizione dell’ipoteca sull’immobile. Il pensionato con pensione minima o assegno sociale che ha ottenuto sotto forma di assegno non trasferibile il prestito vitalizio bancario potrà continuare a vivere nella propria casa, ma sarà sottoposto ad alcune limitazioni derivanti dall’ipoteca, ovvero non potrà:

  • Affittare
  • Vendere
  • Ristrutturare
  • Aggiungere una seconda ipoteca
  • Offrire una garanzia a favore di terzi
In quanto all’estinzione del debito, al contrario della cessione del quinto in cui la stipulazione obbligatoria della polizza vita esclude gli eredi dall’accollo del debito in caso di decesso del sottoscrittore, il mancato rimborso del residuo non viene estinto, e dopo il decesso gli eventuali eredi potranno scegliere se ripagare il debito più gli interessi entro 12 mesi in un’unica soluzione, magari vendendo la casa essi stessi, oppure decidere in alternativa di lasciare che la banca ponga l’immobile in vendita al valore di mercato. Qualora l’istituto di credito non riesca a vendere l’immobile a un anno dal decesso del cliente, decurterà il 15 per cento dal prezzo di vendita, e così l’anno successivo, fino ad effettuare la vendita stessa; se invece l’immobile venduto dovesse comportare alla banca un importo che eccede il totale di capitale più interessi, allora tale parte eccedente verrà restituita dallo stesso istituto di credito ai legittimi eredi.

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